LA MASNADA DEL CASTELLANO
di Montopoli Valdarno


Una pergamena del giugno 1343 riporta un piccolo avvenimento della storia di “Mons Topari”. cioè Montopoli Valdarno, castello “insigne” (Boccaccio), allora conteso dai più forti Comuni della Toscana settentrionale.
Ebbe un antefatto: nel maggio dello stesso anno, l’allora dominante Firenze, vi aveva mandato il podestà, usando un modo atipico, forse per cautelarsi dagli imprevisti della futura e forse già organizzata cacciata del signore Gualtieri di Brienne, duca d’Atene – sarebbe avvenuta il 29 luglio, giorno di Sant’Anna.
A maggio dunque Cipolla di Lapo della cappella di Santa Maria Maggiore si era presentato come podestà davanti alle autorità del castello – che erano il notaio Giorgio del fu Ghiandolfino da Carmignano, il pievano Mazzeo della pieve di Toiano (Palaia) e Francesco di Lotto di Firenze – e aveva mostrato la lettera con il sigillo dei Priori delle Arti e del Vessillifero di Giustizia fiorentini. Aveva poi indicato i compagni Fino di Tura di Fino di Arezzo, Tommaso di Geri di Firenze e Tommaso familiare e berrovario (= sbirro), più la presenza di un “equo armigero pili bay bruni” (= un cavallo con armatura baio di pelo marrone).

Il 29 giugno invece giunse alla rocca di Montopoli proprio il protagonista della pergamena: il nuovo castellano Antonio con la sua “masnada”. Allora si chiamava così la “gente di famiglia” (dal latino mansio, mansionis), aggregata a una istituzione o a un signore e composta da mercenari il cui piccolo numero la distingueva dall’esercito, formato da tutti i cittadini in armi. Di valore neutro tale parola con il tempo sarebbe diventata di valore spregiativo a qualificare una banda di malfattori.


Nella rocca, dunque, il gruppo dei nuovi arrivati fu accolto dal notaio residente Puccio del fu Nardo che ne fece la fede di entratura, riportandovi i dieci “masnadieri” presenti. Accanto segnò curiosamente i nomi al dativo semplice delle “domine” loro mogli, dal significato (pensiamo) di “per la signora”, seguiti dal ricordo delle parrocchie fiorentine di residenza.

Composero la masnada:

– Tommaso di Benvenuto di Francesco (***) del popolo di San Simone.
– Miniato di Bufalino di Chiarino per la signora Bilia di detto popolo.
– Bartolo di Arrighetto di Bartolo per la signora Cecca del popolo di San Pier Maggiore.
– Piero di Francesco di Piero per la signora Dea del popolo di San Michele Visdomini.
– Michele di Francesco di Simone per la signora Pasqua del popolo di Sant’Iacopo di Oltrarno.
– Iacopo di Vanni di Rosso per la signora Lippa del popolo di Santa Lucia di Ognissanti.
– Giovanni di Naldo di Simone per la signora Pacina del popolo di San Simone.
– Iacobo di Giovanni di Renzo per la signora Francesca del popolo di San Pier Maggiore.
– Simone di Cambino di Lancia per la signora Migliore del popolo di San Michele Visdomini.
– Centinaio di Nardo di Salvuccio per la signora Agata del detto popolo.

Tutti asserirono pubblicamente di far parte della masnada di Antonio, forse per cautelarsi come a maggio aveva fatto il podestà Cipolla.
Il notaio quindi rogò la carta, segnando i testimoni Iannino di Arrigo di Montopoli e Francesco di Vannuccio di ser Cino da Monte "Bicchieraio” (Montebicchieri di San Miniato).

Paola Ircani Menichini, 11 giugno 2021.
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RICONOSCIMENTI


Le fotografie


– Particolare dei soldati di A. Orcagna, La cacciata del duca d'Atene, 1343-1349, Palazzo Vecchio, Firenze.

– Montopoli Valdarno visto dalla rocca (2021, P.I.M.).

– Parte della pergamena del 1343.

– La rocca di Montopoli prima della dstruzione della Seconda Guerra Mondiale.


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